Scatta il decreto Semplificazioni e, con lui, le proteste dei sindaci di moltissimi comuni. Perché quando in ballo c’è la salute pubblica, c’è chi inizia a ballare fregandosene di quanto grande sia il gioco di interessi.
E così, mentre la macchina del 5G continua a mettersi in moto, si allunga la lista dei primi cittadini che si dichiarano contrari all’istallazione delle antenne.
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Arriva il decreto Semplificazioni e scatta la polemica
Tramite un emendamento inserito nel decreto Semplificazioni, il Governo ha posto un freno ai sindaci italiani che avevano vietato l’installazione delle antenne 5G nel proprio territorio di competenza.
Una norma che limita fortemente l’azione dei comuni, che possono semplicemente “adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico, con esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato”.
Coloro che temono per la salute pubblica, dunque, possono dettare le regole per minimizzare i danni. Ma l’installazione delle antenne 5G no, resta una questione da gestire dall’alto.
Sindaci contro 5G: 200 amministrazioni dicono “no”
Un provvedimento, quello del decreto, giunto dopo l’ennesima ribellione di uno dei tanti primi cittadini italiani.
“Quando ci sono in gioco grandi interessi noi sindaci veniamo sempre scavalcati” ha dichiarato non molto tempo fa la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti, È stata lei una delle prime a esporsi contro l’istallazione delle antenne. E che in consiglio comunale è apparsa con in mano una delibera, al fine di fornire al suo comune – entro novanta giorni – tutti gli strumenti per affrontare l’imposizione del 5G.
“Stiamo anche chiedendo dei preventivi per munirci di dispositivi di monitoraggio che ci consentano di avere il livello di inquinamento elettromagnetico in tempo reale. In questo modo vogliamo dare ai cittadini tutte le possibilità per avere chiarezza” ha dichiarato poi.
E alla sua voce fanno eco moltissime altre voci, che gridano all’unisono un deciso e rigoroso “no”.
Quella del sindaco di Reggio Calabria e quella di Luca Albertazzi, primo cittadino di Dozza: “Di sicuro capiamo che viene limitato il nostro potere di intervento in ambito sanitario e la ritengo una cosa grave. Tra l’altro in un provvedimento che riguardava altro hanno inserito due righe per modificare la normativa sul 5G e anche questo mi lascia perplesso. Quando si tratta di un Tso o di fare il passacarte nell’autorità sanitaria a nessuno viene in mente di andare incontro ai sindaci”.
“Non ci piace il dover subire e capiremo se sarà possibile segnalare il nostro disappunto con qualche iniziativa. A farmi arrabbiare c’è anche il fatto che gli strumenti tecnologici che sarebbero già necessari, sui quali sono favorevolissimo, invece in molte località periferiche non sono ancora garantiti“ ha aggiunto invece Ivan Mantovani, sindaco di Monterenzio.
Non resta che attendere ulteriori sviluppi e capire se le proteste daranno vita a un modello di azione concreto e decisivo.
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