Continua a non placarsi la vicenda che riguarda il sequestro della volontaria italiana Silvia Romano. La ragazza è stata sequestrata 18 mesi fa nel villaggio di Chakama in Kenya e liberata lo scorso 8 maggio a pochi chilometri da Mogadiscio, grazie ad un’operazione dell’Aise guidata da Luciano Carta, con i servizi turchi e somali.Silvia Romano Africa Milele
Giovane ed inesperta, ma dal cuore buono, Silvia un anno è mezzo fa decise di partire per l’Africa con l’intenzione di offrire il suo aiuto per aiutare le popolazioni più bisognose. Per realizzare questo suo sogno si è affidata a Africa Milele, un’associazione di volontariato di Fano gestita da Lilian Sora.
Il suo sogno è durato, forse, troppo poco perchè come sono andate le cose lo sappiamo bene. Adesso libera e al sicuro, Silvia Romano si è voluta togliere un sassolino dalla scarpa nei confronti di Africa Milele. Silvia Romano Africa Milele
L’accusa di Silvia a Africa MileleSilvia Romano Africa Milele
L’ex cooperante ha deciso di puntare il dito contro l’associazione da lei scelta un anno e mezzo fa per partire in Africa. L’accusa è quella di averla mandata allo sbaraglio, sola, giovane e unica donna bianca.
Lilian Soran, responsabile dell’associazione, dopo aver gioito del ritorno di Silvia, si è voluta difendere dalle sue accuse. Parlando al Corriere della Sera ha rivelato:
“Silvia non è stata mandata da sola a Chakama. È partita con due volontari e ad aspettarli c’era il mio compagno con un altro addetto alla sicurezza, entrambi masai. Dovevano rientrare a Malindi il 19 novembre e Silvia doveva andare con loro”.Silvia Romano Africa Milele
Ma ci fu un imprevisto e la giovane volontaria rimase sola a Chakama, dove il giorno seguente venne rapita. Lilian non si sarebbe aspettata una cosa simile, ma di una cosa però sembrava certa: qualcuno spiava Silvia.
Nuova accusa da Daniela GelsoSilvia Romano Africa Milele
La procura di Roma sta indagando sull’intera vicenda per fare un po’ di chiarezza, ma nei confronti di Africa Milele arrivano nuove accuse. Stavolta a puntare il dito contro l’associazione è Daniela Gelso, Project manager di alcune delle principali Ong italiane e francesi.
La Gelso è stata intervistata da TPI e ha voluto fare chiarezza su alcuni punti della vicenda di Silvia Romano e della associazione alla quale la giovane si è affidata. Intanto una premessa, la felicità per il ritorno a casa di una connazionale
“Facciamo subito una premessa. A fronte della liberazione di una venticinquenne che per 18 mesi è stata tenuta in ostaggio da un gruppo armato, non posso che provare un profondo sentimento di gioia. Senza se e senza ma. A prescindere dall’abito indossato e dalla religione adottata e indipendentemente dal valore del riscatto pagato, perché la vita di un essere umano non ha prezzo”.
Prima arriva come una saetta il colpo a Africa Milele, accusandola di essere un’associazione improvvisata e non iscritta all’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo):
“Africa Milele Onlus è un’associazione piccolissima, sconosciuta, non accreditata dall’AICS. Non iscritta a nessuna delle federazioni che raggruppano la quasi totalità delle Ong italiane. L’organigramma consultabile sul sito dell’associazione fa pensare ad una struttura a gestione familiare. Ho notato che ricorrono gli stessi cognomi e che la persona indicata come referente dei progetti in Kenya è la stessa persona che, al momento del rapimento di Silvia, era stato indicato come il guardiano che avrebbe dovuto vegliare sulla guest house di Chakama”, ha affermato.
Silvia Romano non era una cooperante
Poi arriva la rivelazione su Silvia Romano, definita sempre come una cooperante, senza esserlo effettivamente:
“Silvia Romano non è una cooperante. Anzi, per essere precisi, non è nemmeno una volontaria, nell’accezione oggi in vigore nel mondo della cooperazione. Per intenderci, un Volontario delle Nazioni Unite beneficia di un contratto remunerato ed opera all’interno di uno specifico programma di sviluppo”, ha affermato Daniela a TPI.
Ma allora chi era Silvia e cosa ci faceva a Chakama? A quanto pare Silvia si trovava lì senza esperienza, con l’unico scopo di intrattenere i bambini di quel villaggio:
“Silvia è arrivata in Kenya a 23 anni, con un semplice visto turistico che non le consentiva di dedicarsi a nessuna attività di cooperazione internazionale. Neolaureata, inesperta, non aveva all’attivo nessuna esperienza professionale pertinente. Durante la sua permanenza a Chakama, il suo impegno umanitario consisteva semplicemente nel far giocare i bambini del villaggio”, continua la project manager.Silvia Romano Africa Milele
La differenza tra volontaria e cooperante internazionale sono abissali e questo lo sa bene Daniela Gelso:
“La differenza è abissale. I cooperanti sono professionisti retribuiti e altamente specializzati. Hanno un contratto di lavoro e sono coperti da un’assicurazione internazionale. I programmi di sviluppo in cui sono inseriti non consistono in opere di carità o assistenzialismo. Si tratta di strategie con obiettivi ben precisi”.
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