Purtroppo Laura Biagiotti non è riuscita a salvarsi dall’arresto cardiaco che l’ha colpita, la stilista era ricoverata da mercoledì sera all’ospedale Sant’Andrea di Roma. Si è spenta stamattina all’età di 73 anni.È stata definita dal New York Times la regina del cashmere.
Una donna che ha dato, e per fortuna lasciato, molto al mondo della moda esportando il made in Italy in giro per il mondo.
La conferma è arrivata da un tweet postato sul suo profilo ufficiale: un brano del Vangelo di San Giovanni scelto dalla figlia Lavinia. Nel post si cita ‘Nella casa del padre mio vi sono molti posti. Se no, ve lo avrei detto. Io vado a preparavi un posto’.
— Laura Biagiotti (@LBofficialpage) 26 maggio 2017
Gli esordi
Già da giovanissima nel 1966 firmò la sua collezione di prêt-à-porter per Schuberth. In seguito avviò la collaborazione con altri famosi creatori di moda come Roberto Capucci e Rocco Barocco.
Figlia di Delia Soldaini Biagiotti, proprietaria di una bella sartoria romana, prese le redini del business di famiglia e lo trasformò in un’impresa globale, un’azienda di donne fondata da sua madre diretta da lei
Nel 1972, dopo aver fondato l’omonima casa di moda presentòa Firenze, la sua prima collezione personale e si impose all’attenzione della stampa e dei compratori di moda per il suo stile straordinariamente femminile.
Il suo successo è legato soprattutto alla sua particolare visione della donna che rappresenta quasi come una bambola.
I successi
Le vetrine di Laura Biagiotti sono presenti nel cuore delle grandi metropoli sparse per tutto il mondo: Roma, Milano, Venezia, Berlino, Parigi Mosca. New York, Pechino, Bangkok Seoul, Tokyo.
Nel maggio 1993 Laura Biagiotti riceve, a Pechino, il premio “Marco Polo” per essere stata la prima stilista a portare i Made in Italy Repubblica Popolare Cinese e il 4 dicembre del 1992, a New York, viene nominata “Donna dell’anno” per aver contribuito al prestigio dell’immagine della Moda Italiana nel mondo.
A febbraio del 1995, per la prima volta, apre le porte del Palazzo del Cremlino presentando un grande spettacolo di moda e cultura a Mosca.
Il suo profumo iconico
Il suo rapporto con l’arte
Grazie al suo percorso di studi è riuscita a diventare archeologa per formazione ma è diventata stilista per le avventure della vita.
Grazie a questo suo amore per l’arte, è riuscita ad affermarsi anche come collezionista d’arte futurista riconosciuta a livello mondiale grazie al gusto infallibile più che ai budget illimitati da hedge fund asiatico.
Una donna coltissima che ai backstage delle sfilate e all’uscita finale in passerella preferiva la compagnia dei diecimila libri della sua biblioteca.
A Milano prestò una delle cose più belle dell’Expo 2015, il grande quadro del «Genio Futurista» di Giacomo Balla poiché Laura Biagiotti fu la sua collezionista privata di riferimento.
Un altro esempio del suo amore per l’arte è la sua ultima sfilata tenutasi il il 26 febbraio scorso a Milano in cui ha presentato la collezione autunno-inverno 2017-2018.
La sfilata era totalmente ispirata ad Alberto Burri e Antonio Canova. La stilista aveva di proposito preso spunto sia dal maestro della scultura vissuto tra Settecento e Ottocento sia da Burri, uno dei maggiori interpreti del Novecento. In un’ intervista ha spiegato questa sua scelta:
«Li ho scelti perché rappresentano bene la collezione, dove coesistono la destrutturazione tipica delle opere di Burri, come i cretti, e la pulizia di forme e tessuti, che richiama la perfezione delle sculture di Canova. Sia chiaro però: non è alla perfezione che aspiro, né penso debbano farlo le donne. Dobbiamo invece abituarci alle contraddizioni, il dualismo del sé è tipicamente femminile».
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