Uno dei momenti forse più attesi della prima puntata del Festival di Sanremo era il monologo di Rula Jebreal. Giornalista, scrittrice e politica, Rula ha affrontato con forza e coraggio il tema sulla violenza delle donne.Rula Jebreal violenza donne
Parole le sue consapevoli in quanto ha provato in prima persona cosa significhino con la madre stuprata due volte e morta suicida perchè non è riuscita a sopportare tutto questo. Un monologo che ha commosso l’intero Ariston e il pubblico da casa.
Il monologo di Rula Jebreal Rula Jebreal violenza donne
Davanti a lei due leggii: uno bianco della speranza e delle parole in musica sulle donne, uno nero che ricorda invece gli orrori compiuti sulle donne fino ad oggi.
La Jebreal esordisce, leggendo dal leggio nero, con una serie di quesiti che spesso si rivolgono alle donne vittime di violenza: “‘Lei aveva la biancheria intima quella sera?’, ‘Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina?’, ‘Lei trova sexy gli uomini che indossano i jeans?’, ‘Se le donne non vogliono essere stuprate devono smetterla di vestirsi da poco di buono’”.
“Queste sono solo alcune delle frasi usate e rivolte alle vittime di violenze sessuali nelle aule di tribunale. Domande insinuanti che sottolineano una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai innocenti. Non lo siamo perchè abbiamo denunciato troppo tardi o perchè abbiamo denunciato troppo presto. Perchè siamo troppo belle o perfino troppo brutte. Perchè eravamo troppo disinibite e ce la siamo voluta”.Rula Jebreal violenza donne
Poi leggendo dal leggio bianco cita alcune frasi de “La cura” di Battiato: “Ti proteggerò dalle paure e dalle ipocondrie, dai turbamenti che oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo perchè sei un essere speciale ed io avrò cura di te”.
Il ricordo dell’infanzia in orfanotrofio
Poi il ricordo della sua infanzia, quando Rula è cresciuta in un orfanotrofio: “Sono cresciuta in un orfanotrofio, insieme a centinaia di bambine. Noi bambine tutte le sere raccontavamo una storia, le nostre storie. Erano favole tristi che toglievano il sonno, favole di figlie sfortunate. Erano le storie delle nostre mamme: stuprate, uccise”
“Ogni sera tutte insieme celebravamo quelle parole di dolore. Io amo le parole. Ho imparato venendo da luoghi di guerra a credere alle parole e non ai fucili. Per cercare di rendere il mondo un posto migliore soprattutto per le donne”.
“Ma poi ci sono i numeri. In Italia sono 3 milioni 150 mila donne che hanno subito violenze sessuali sul posto di lavoro. In Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna, solo la scorsa settimana ne sono state uccise sei. Negli ultimi due anni in media 88 donne al giorno hanno subito violenza, una ogni 15 minuti. Nell′80% dei casi il carnefice non deve bussare alla porta perché ha le chiavi di casa”.
Poi dal leggio bianco cita la Donna Cannone di De Gregori: “Buttero questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò. E oltre nell’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò. Quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà, senza passare dalla stazione l’ultimo treno prenderà”.
Il ricordo della madre
Poi Rula Jebreal narra la vicenda che riguarda sua madre, vittima di abusi sessuali da piccola per bene due volte:Rula Jebreal violenza donne
“Mia madre ha perso il suo ultimo treno quando io avevo 5 anni: si è suicidata, dandosi fuoco. Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi perché era stato il luogo della sua tortura. Brutalizzata e stuprata due volte: la prima da un uomo a tredici anni, la seconda da un sistema che non le ha permesso di denunciare. Le ferite sanguinano molto di più quando nessuno ti crede”.
“L’uomo che l’ha violentata per anni,era con lei mentre le fiamme divoravano il suo corpo.Aveva le chiavi di casa”.
“Sally cammina per strada senza nemmeno guardare per terra. Sally è una donna che non ha più voglia di fare la guerra. Sally ha già patito troppo. Sally ha già visto cosa ti può crollare addosso. Sally già è stata punita per ogni sua distrazione o debolezza, per ogni candida carezza data per non sentire l’amarezza”, continua citando il brano Sally di Vasco Rossi.
“Quante volte noi donne siamo state Sally. Mentre vi parlo c’è una donna che cammina in mezzo alla strada schiacciata dal senso di colpa, senza avere nessuna colpa. Voi non avete nessuna colpa”.
Il messaggio di speranza verso gli uomini
“Le canzoni che ho citato stasera sono tutte scritte da uomini. Dunque è possibile trovare le parole giuste. È possibile raccontare l’amore, rispetto, affetto e la cura. È il momento che le parole diventino realtà. Il momento in cui quelle parole non siano solo cantante ma vissute ogni giorno”.
“Per farlo dobbiamo lottare e urlare da ogni palco, anche quando ci diranno che non è opportuno. Io sono diventata la donna che sono grazie a mia madre e a mia figlia, che è seduta lì tra il pubblico”.
Questo il commovente discorso della co-conduttrice di Sanremo, che ha aggiunto: “Parlo agli uomini: lasciateci essere quelle che vogliamo essere. Madri di 10 figli o di nessuno, casalinghe o donne in carriera. Siate i nostri compagni e i nostri complici, indignatevi insieme a noi”.
“Sono stata scelta stasera per celebrare la musica e per celebrare le donne.Ma sono qui a parlare delle cose di cui è davvero necessario parlare. Certo, ho messo il migliore il vestito. Ma in fondo il senso di tutto ciò è nelle parole giuste, nelle domande giuste”. Rula Jebreal violenza donne
“Domani chiedetevi pure come erano vestite le conduttrici di Sanremo, come era vestita Rula Jebreal. Ma non chiedetevi mai com’era vestita una donna quando è rimasta vittima di stupro”.
“Nessuno ci tolga il diritto di addormentarci con una favola. Non dobbiamo più avere paura. Noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore. Vogliamo essere musica”.
Rula Jebeal ha saputo toccare in modo sapiente un argomento così delicato. Non sono mancate le lacrime e la standing ovation di tutto il pubblico in sala. Continuate a seguirci su SegretoDonna.