Giada De Filippo, è l’ultima vittima della morte. Era una giovanissima studentessa molisana di soli 26 anni, che qualche giorno fa ha deciso di togliersi la vita nel complesso universitario di monte Sant’Angelo a Napoli. ragazza suicida università
La giovane era iscritta alla facoltà Scienze Naturali della Federico II e aveva mentito sulla sua carriera universitaria, aveva annunciato il giorno della propria laurea nonostante non fosse in regola con gli esami e questo sembra essere stato il movente del suo folle gesto.
Non è la prima volta che lo studio diventa teatro di disgrazie come questa: nel 2010 fu un liceale a gettarsi nel vuoto dopo aver saputo della bocciatura a scuola e nel 2014 un ragazzo di 28 anni si è lanciato dalla finestra di casa, al quarto piano di un palazzo nel cuore di Montesacro perchè non aveva mai dato nessun esame ma non riusciva a ammetterlo così ugualmente aveva organizzato la sua festa di laurea.
La giovane Giada avrebbe ricevuto, pochi istanti prima della sua morte, la telefonata del fidanzato che insieme alla famiglia era arrivata al completo per festeggiare la laurea e le chiedeva indicazioni sull’aula in cui si sarebbe svolta la cerimonia. La voce rotta di Giada avrebbe preannunciato la tragedia. Poco dopo un messaggio ” “Scusa, non ce la faccio” e poi lo schianto .
L’università non è una gara ragazza suicida università
«L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro», si legge in un post su Facebook, che ha raccolto diversi consensi sul social diventando virale. Si tratta del post del prof. dell’Università di Teramo, Guido Saraceni. Il docente è seguitissimo sul social network e adora intrattenere i suoi seguaci con racconti e frammenti di vita ma questa volta ha toccato un tasto importante. Ha deciso di mette in luce l’importanza di vivere con serenità il momento degli esami e quello della laurea, senza eccessive pressioni.
Ecco cosa ha scritto nella sua lunga lettera
“Per quanto mi riguarda, la giornata delle lauree è un giorno di lavoro non meno faticoso e stressante di altri. I candidati devono essere attentamente ascoltati, interrogati e valutati. I voti devono essere discussi, spesso anche lungamente, con una commissione di colleghi che non sempre hanno le stesse idee, la stessa sensibilità culturale o lo stesso identico orientamento in tema di voti.
Eppure, la giornata delle lauree per me è anche una giornata gioiosa. Guardando il volto dei genitori, degli amici, dei parenti accorsi per sostenere e supportare il proprio candidato, partecipo volentieri della loro felicità, ne percepisco l’orgoglio e l’emozione. Mentre il candidato parla, sono tesi come corde di violino, attenti ad ogni singola parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fiero. Dopo, si lasciano andare ai festeggiamenti, con tanto di cori e coriandoli.
La giornata delle lauree celebra la maturazione, la fatica e l’impegno dei nostri studenti. Ha il sapore della speranza nel futuro.
A queste cose ho pensato ieri, quando letto che una ragazza di Napoli, il giorno delle lauree, è salita sul tetto dell’Ateneo e si è lanciata nel vuoto: aveva detto a parenti ed amici che quel giorno si sarebbe laureata, ma non aveva completato il ciclo di studi.
L’Università non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro.
Studiare significa seguire la propria intima vocazione.
Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso.
Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi. Liberiamoli una volta per tutte dall’ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo.
Lasciamoli liberi di essere se stessi e di sbagliare.
Questo è il più bel dono che possono ricevere.
Il gesto d’amore che può letteralmente salvarne la vita.”