In questi giorni di emergenza – ormai non più solo sanitaria – il termine MES sta diventando sempre più presente nei discorsi di politici e giornalisti.
Ma cos’è il MES e perché se ne parla tanto? E, soprattutto, quali potrebbero essere le conseguenze di una sua applicazione sull’economia italiana?
Scopriamolo insieme.
Cos’è il MES e come funziona?Probabili danni mes
Detto anche fondo salva-Stati, il Meccanismo Europeo di Stabilità è nato nel 2012 con l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi membri dell’Unione Europea in caso di situazioni di crisi o default. Si tratta quindi di un meccanismo volto al mantenimento di stabilità della zona euro, regolato da una legislazione internazionale.
Il suo fine è quello di garantire la tenuta del Vecchio Continente emettendo prestiti sulla base di rigide condizioni ed, eventualmente, adottando atti sanzionatori.
Nel caso specifico, il finanziamento del MES dovrebbe essere utilizzato per i costi diretti e indiretti dell’assistenza sanitaria, delle cure e della prevenzione e rimarrebbe disponibile fino alla fine dell’emergenza.
Ma come funziona il MES?
L’organizzazione raccoglie fondi per sostenere gli Stati che hanno adottato l’euro come moneta unica, per poi renderli disponibili in periodi di difficoltà o emergenza. Come la situazione attuale dovuta al Coronavirus, appunto.
La sua azione potrebbe essere idealmente suddivisa in tre fasi:
- Lo Stato in difficoltà avanza una richiesta di assistenza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati.
- Il MES chiede alla Commissione UE una valutazione dello stato finanziario del Paese che ha chiesto aiuto. L’esecutivo comunitario e la BCE analizzano inoltre la possibile estensione di tale crisi al resto dell’Eurozona.
- In 7 giorni circa, l’organo plenario del MES decide di agire e aiutare il Paese in difficoltà attraverso prestiti.
Una soluzione giudicata efficace da alcuni economisti, ma che ha suscitato non poche critiche. Il MES conferirebbe infatti un estremo potere alla Banca Centrale Europea e limiterebbe, invece, il campo d’azione dei governi nazionali.
Inoltre, “il trattato è pericoloso per l’Italia, e aumenta il rischio di una crisi finanziaria che ci costringa a una pesante ‘ristrutturazione del debito'” dichiara Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati. “Questo giudizio non è solo dell’opposizione ma è condiviso da numerosi politici e tecnici di sicura fede europeista e progressista, che hanno messo in evidenza i molti punti deboli dell’accordo: dall’eccesso di potere del Mes (a scapito della Commissione Europea) alla pericolosità delle Clausole di Azione Collettiva (le cosiddette Cacs) che dal 2022 renderanno più facile costringere gli Stati a ristrutturare il debito, per non parlare dello scudo penale a favore dei membri del Mes (articoli 32 e 35 del trattato)”.
La sua messa in atto sarebbe poi un rischio per i fondi pensione e le assicurazioni. E a noi italiani costerebbe un bel po’.
Secondo il giornalista Maurizio Belpietro: “a noi italiani costerà il doppio di ciò che ci costò salvare la Grecia, e dunque dovremo indebitarci di più. Perché se facciamo fatica a trovare 10 miliardi per le pensioni è evidente che sarà ancor più difficile trovarne 100 da versare nel salvadanaio europeo”.
Ad ogni modo, a causa dell’emergenza attuale l’ipotesi MES potrebbe diventare presto realtà. Ma non si tratta dell’unica possibile soluzione presa in considerazione. Probabili danni mes
Eurobond o Coronabond: una soluzione per far fronte alle spese?
Insieme all’ipotesi MES, piuttosto dibattuta è la creazione di Eurobond per uscire dalla crisi.
Si tratta di uno strumento finanziario – a oggi non ancora esistente – emesso dai Paesi dell’UE. In sostanza, tutti i Paesi membri metterebbero i propri debiti in comune, ragion per cui la creazione di un Eurobond non ha mai convinto i più “virtuosi”.
Parliamo ovviamente della Germania e dei suoi alleati economici, che per niente al mondo vorrebbero un debito in comune con l’Italia o la Grecia, per esempio. Anche perché questo vorrebbe dire adottare le medesime misure fiscali per ripagarlo.
Nel caso specifico, occorrerebbe creare dei Coronabond per far fronte alle esigenze nate dal diffondersi della pandemia.
Ma non sarebbe la Banca Centrale Europea a emetterli, perché per statuto non può prestare denaro ai singoli governi, emettere bond o acquistare Titoli di Stato. Spetterebbe piuttosto alla BEI (Banca Europea degli Investimenti) nata proprio con lo scopo di finanziare investimenti per i Paesi membri.
In ogni caso, per il momento non sembra che si stia andando in questa direzione.
E c’è chi pensa che la soluzione migliore sia un’altra. Probabili danni mes
Tornare alla Lira?
Dati i palesi effetti negativi apportati dall’euro all’economia italiana, c’è chi da sempre auspica a un ritorno alla Lira.
Questo permetterebbe di uscire dall’attuale crisi dovuta al lockdown delle attività lavorative, ma porterebbe moltissimi altri benefici.
Permetterebbe innanzitutto di migliorare la competitività dell’industria italiana e di incrementarne la produzione, ma non solo. Farebbe aumentare la disponibilità di posti di lavoro e il PIL, da cui scaturirebbe un aumento degli stipendi e degli investimenti.
Se gestita con le giuste capacità, farebbe inoltre diminuire il debito pubblico.
Di contro, farebbe aumentare i tassi di interesse e potrebbe ostacolare la richiesta di finanziamenti da parte dello Stato.
Anche questa soluzione, però, non sembrerebbe fare parte dei progetti del governo.
E voi, care lettrici di SegretoDonna, cosa pensate della situazione attuale? Scrivete i vostri commenti e continuate a seguirci per tenervi sempre aggiornate! Probabili danni mes