Libertà di spostarsi da una città all’altra. Da una regione all’altra. Da uno Stato all’altro. Libertà di rivedere i propri amici, i parenti lontani, i fidanzati. Libertà di tornare a lavoro. Libertà di uscire per fare una passeggiata in centro, bere un caffè al bar o un cocktail al solito pub. Libertà.
Ma quanto si è liberi davvero? La pandemia che ha visto e vede ancora protagonista il Coronavirus, ha cambiato inesorabilmente le nostre abitudini.
Mascherina, gel antibatterico in tasca, e si parte. Non c’è azione quotidiana fuori dalle mura di casa che non possa essere accompagnata da accessori ormai imprescindibili per la tutela della nostra salute. post quarantena depressione
Shopping oggi: una tortura? post quarantena depressione
Se la nostra meta sono i centri commerciali, poi…. Bocca coperta? Ce l’ho. Entro. Misurazione della temperatura corporea. Tutto bene. Alt! Disinfettante a valanga. Perfetto. Adesso posso comprare.
Lo stesso procedimento. Ogni volta che si sceglie una vetrina differente. Tutto necessario, ci mancherebbe! E chi non rispetterebbe queste norme dopo il terrorismo psicologico (e fisico) di questi mesi!
Certo, con la mascherina il campo visivo è ridotto. Ammettetelo: anche voi non riuscite a guardarvi la punta dei piedi, e rischiate di inciampare ogni due passi.
Per non parlare del fatto che spesso si percepisce a malapena se qualcuno accanto a noi ci sta rivolgendo la parola.
Si mormora, e “vestiti in maschera”, si stenta anche a salutarsi perché non ci si riconosce. Intanto prendo il cellulare. Provo a sbloccarlo con l’impronta. Ma quale impronta? Avrò pulito le mani così tante volte, entrando in dieci negozi di fila, con la stessa Amuchina che neanche lo smartphone è più capace di rilevare la mia identità.
Ma accetto tutto, se l’intento è stare bene, proteggere me stessa e gli altri. Ma la libertà? Dov’è finita?
Liberi: sì o no?
Il Covid-19, laddove non ha fatto male, ha reso schiavi di gesti ormai consuetudinari, che limitano la nostra libertà di movimento, di scelta, di azione.
Annebbiano la mente. Confondono. E uscire di casa per molti è diventato quasi un dramma. Perché non si era certo abituati a regole così restrittive. A prassi obbligatorie da seguire.
In un centro commerciale così come per strada, al ristorante, a scuola, in ufficio, all’università, in palestra. Riusciremo a trasformare in routine tutto questo? O vivremo in una perenne Fase 2, una fase di transizione, con la speranza di tornare prima o poi alla normalità?
Forse, si è già in una normalità alla quale bisogna, almeno in parte, rassegnarsi. E se nei movimenti liberi, per adesso, non lo siamo abbastanza o come vorremmo, la nostra mente ha tutte le potenzialità per volare spensierata e credere che forse il peggio è passato.
È palpabile, però, la sensazione che ci si sia risvegliati in un mondo parallelo, diverso da come lo abbiamo lasciato a marzo. Incertezza. Spaesamento occasionale. Non siamo più uguali a quelli che eravamo.
E non solo quando si va a fare compere e l’obiettivo è scegliere il vestito migliore. Saremo diversi sempre. In qualsiasi contesto ci si ritrovi. Se poi siamo cambiati in meglio o in peggio, dobbiamo ancora capirlo. Ci stiamo ancora studiando.
Secondo voi? Diteci la vostra con un commento, e continuate a seguirci su SegretoDonna!
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