I superoi di una volta non ci sono più: l’uomo ragno è un adolescente metà ispanico e metà afroamericano.
Thor è diventato una donna e Ms. Marvel si chiama Kamala Khan, musulmana.
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Che cos’è successo? A decidere nell’universo Marvel oggi c’è una ragazza, giovane e pakistana. Che ha iniziato la rivoluzione.
In Captain America: Civil War c’è uno Spiderman, interpretato da Tom Holland con una nuova maschera, con gli occhi che si muovono. Ma nel mondo Marvel le novità non si esauriscono al cinema. Sulla carta, tra gabbie e ballon, avvengono le vere rivoluzioni. Iniziano in America e spesso arrivano in Italia, anche se a mesi di distanza.
La cosa certa è che non ci sono più i supereroi di una volta. L’uomo ragno oggi è un ragazzo adolescente metà ispanico e metà afro americano.
Thor, il possente dio che impugna il martello frantumatore, è diventato una donna. Un afroamericano indossa il mantello di Capitan America. Ms. Marvel si chiama Kamala Khan ed è una ragazza musulmana.
COSA E’ ACCADUTO?
A decidere che cosa accade nell’universo Marvel oggi c’è anche una ragazza giovane e per metà pakistana: Sana Amanat.
«È la singola persona che ha maggiormente inciso sull’editoria internazionale di fumetto dal 2015», ha scritto Matteo Stefanelli, direttore di Fumettologica.
Sana Amanat è cresciuta New Jersey: era una ragazzina figlia di immigrati pakistani di fede musulmana. Da ragazza non si sentiva come le sue compagne di classe.
Poi qualcosa è cambiato. «Ho scoperto gli X-Men e ho capito che in fondo anch’io mi sentivo una “mutante”. Grazie agli X Men ho capito che le tue differenze ti rendono più forte».
Oggi Sana Amanat è responsabile Content & Character Development, una figura chiave nel gruppo creativo ed editoriale della Marvel. Grazie a lei è nata una nuova generazione di eroine forti quanto gli uomini e di supereroi di origini e etnie diverse.
PERSONAGGI
Il personaggio più sorprendente è stato Kamala Khan: una sedicenne immigrata di seconda generazione, cresciuta con severi genitori di fede musulmana e un fratello maggiore ancora più tradizionalista. Un’adolescente come tante – con in più i superpoteri – che sta cercando la sua strada. Ms. Marvel racconta una storia universale e questo ai lettori piace. E non solo agli americani.
«Pubblicheremo Ms. Marvel Kamala Khan in volumi a partire da maggio 2016», spiega Sara Mattioli, direttore dell’ufficio editoriale italiano di Panini Comics.
«I disegni sono bellissimi e la narrazione è coinvolgente. Questa storia piacerà anche ad un pubblico che normalmente non legge i fumetti». Nuovi supereroi, nuovi disegnatori e nuovi lettori.
Negli ultimi anni le lettrici donne sono aumentate notevolmente spiega Mattioli: «Molte si sono avvicinate al mondo del fumetto grazie ai Manga, che sono da sempre pensati anche per un pubblico femminile».
In passato non era così? «Diciamo che i primi supereroi erano personaggi maschili disegnati dagli uomini per lettori uomini. Con poche eccezioni, tra cui gli X-Men».
Diciamo anche che il cambiamento non è ancora completo. Basti pensare alla polemica scoppiata l’anno scorso alla vigilia di Angouleme 2016, dove nessuna donna era stata candidata al Gran Prix del Festival Fumettistico più influente al mondo.
«Sì, dobbiamo riconoscere che il mondo del fumetto è ancora un mondo fortemente maschile. Ma le cose stanno cambiando: quando sono entrata in Panini come archivista avevo quasi solo colleghi maschi. Ora coordino tre team editoriali in cui c’è una sostanziale parità di genere», racconta Mattioli.
ITALIA
Ma quanto dovremo aspettare per avere una Ms. Fumetto tutta italiana? In realtà disegnatrici e scrittrici ci sono già. «E vincono parecchi premi», dicono gli organizzatori di Lucca Comics. «Certo c’è un problema di riconoscibilità: gli autori più popolari sono uomini».
Una che di fumetti e di supereroi se ne intende è Sara Pichelli: classe 1983, disegnatrice Marvel. Pichelli è stata la co-creatrice, insieme a Brian M. Bendis di Miles Morales, il primo spider-man di colore. Sara sta portando avanti da Roma, dove lavora in contatto costante con editor e scrittori negli USA, la stessa rivoluzione di Sana Amanat: far nascere una nuova generazione di supereroi e di storie per un nuovo pubblico.
Quando comparve Miles Morales, circa cinque anni fa, in America si accese un forte dibattito sulla questione multi-razziale nel fumetto: «Non era la prima volta che appariva un personaggio di colore sulla scena fumettistica, ma stavolta si parlava di un’icona. In Italia non siamo decisamente abituati a percepire cosi l’arte sequenziale, ma negli Stati Uniti, soprattutto fino al 2000, il fumetto è stato impegnato e schierato a livello politico. Negli ultimi dieci anni l’impegno ha lasciato lentamente il posto alla questioni legate alla multietnicità e all’oggettificazione della figura femminile nel fumetto».
Sara è arrivata alla serie A del fumetto partendo dai cartoni animati: ha studiato animazione tradizionale alla Scuola Internazionale di Roma, ha lavorato come animatrice tradizionale e 3d, storyboarder, texture artist e character designer. Avrebbe avuto le stesse opportunità lavorando con editori italiani? «Non lo so in realtà. Io sono affezionata alla velocità del fumetto d’oltreoceano, e alla crossmedialità verso cui è lanciato, alla varietà di generi e storie che esso contiene.
Se nel 2008 invece di vincere un concorso talent scouting indetto dalla Marvel fossi finita a lavorare ad esempio su Tex, credo proprio che non avrei continuato per molto a fare fumetti. Il mio stile all’inizio era molto grottesco e cartoon, non avrei mai trovato un posto adeguato nella realtà italiana. Mi sento di poter affermare che non avrei fatto la carriera che ho fatto poi in America».
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