Martina, parlaci un po’ di te. Chi sei e quali sono le tue passioni più grandi?
Mi chiamo Martina Bellani, per qualcuno Martola di Twitter o quella delle Brevi Storie Tristi su Facebook, “cosa con gli occhioni verdi” per i più.
Ho 24 anni e nella vita lavoro per l’agenzia di comunicazione SoSimple, a Torino, come Social Media Manager.
Amo la pizza, leggere al sole, viaggiare, scrivere, il mare, la Nutella, i tatuaggi e il mio lavoro.
Oltre a quelle quattro o cinque persone fondamentali per la mia vita e le mie due gatte.
A quanto tempo fa risale la tua iscrizione su Twitter e quali sono le motivazioni che ti hanno spinta a registrarti su tale piattaforma?
Mi sono iscritta a Twitter nel lontano 2012, per mano di un mio caro amico. Io onestamente non volevo nemmeno crearmi l’account perché, scusate il francesismo, ma non capivo un tubo della piattaforma.
Mi sono svegliata un giorno con un messaggio “ti ho creato l’account, divertiti” e così ho cominciato.
All’inizio penso di aver twittato le peggio cavolate. Un po’ come adesso, solo che mi seguono molte più persone.
Quando hai capito che quello che scrivi piace davvero alla gente e che eri sulla buona strada per diventare una tweetstar?
Non penso che ci sia stato un reale momento nel quale ho pensato di scrivere qualcosa per qualcun altro. Ho sempre scritto perché ho sempre avuto il bisogno di un canale dove poter sfogare la mia creatività, i miei pensieri e dove poter raccontare qualcosa della mia vita.
Mi sono resa conto di avere un seguito reale quando, dopo aver ammorbato tutti con la storia della mia laurea che non arrivava mai, sono finita in tendenza tutta la giornata con l’hastgag #martolaurea il giorno della proclamazione.
Lì ho pensato due cose: le persone mi leggevano sul serio e in qualche modo erano spettatori/pertecipanti della mia vita e un’altra cosa fondamentale: come rompo le balle io…
Parlaci di Brevi Storie Tristi. Com’è nata l’idea?
Le Brevi Storie Tristi sono nate come specchio delle mie piccole disavventure quotidiane che ho cominciato a twittare per cercare di sdrammatizzarle e ironizzarle. Non c’è stata, anche in questo caso, una strategia di comunicazione dietro o un pensiero consapevole.
Ho cominciato a raccontare queste brevi storie per dar voce a quelle sfighe che mi sono sempre accadute e che in 140 caratteri risultavano davvero belle.
Un giorno mi contattò un tale Alessandro Giusiano, ora mio socio, che mi comunicò la volontà di aprire una pagina su Facebook che le raccogliesse tutte.
Così è successo: siamo partiti e attraverso un team composto da me, lui e altre due persone (Elisabetta e Andrea), abbiamo creato questo “fenomeno social”.
Sono molto legata a Brevi Storie Tristi, perché mi ha permesso di creare, comunicare e crescere anche in termini professionali.
Qual è, fino ad oggi, la soddisfazione lavorativa più grande?
Sembrerà strano, ma non proviene dai social. Benché grazie a loro ho avuto modo di partecipare a dei programmi televisivi, degli eventi e delle campagne di comunicazione come influencer, la mia soddisfazione lavorativa più grande è in agenzia, dove svolgo il lavoro di social media manager: lavoro con un team di persone competenti e che stimo molto. Mi hanno insegnato tanto e soprattutto mi hanno dato tutti gli strumenti per concretizzare quelle che per me sono sempre state solo intuizioni.
Sono riuscita in poco tempo ad ottenere la fiducia necessaria per poter crescere, responsabilizzarmi e fare strada.
Certo, forse la soddisfazione più grande, ma per questa ci vorrà del tempo, sarà riuscire a spiegare a mia nonna che lavoro faccio.
Quali consigli ti senti di dare a tutti i giovanissimi che sognano un lavoro nel mondo della comunicazione?
Il mondo della comunicazione è un mondo competitivo, molto selettivo, ma anche molto creativo e divertente.
Il mondo dei social è un mondo non ancora ben definito e molti non credono ancora sia un lavoro vero quello di chi ci lavora “dentro”.
Beh, non lasciatevi fermare da questo. Anzi, lavorate il triplo per cercare di arrivare anche a loro, non per convincerli, ma prendervi la soddisfazione di esservi fatti valere.
Credo che si debba sempre credere in quello che si fa e in quello per cui si crede di avere un talento. Anche se nessuno sembra capirlo, anche se non si è ancora riusciti a trovare un canale dove potersi affermare. Crederci sempre. Prima o poi l’occasione arriva e, sempre con umiltà e con una costante messa in discussione, le soddisfazioni arrivano.
Qual è il segreto della tua popolarità?
Onestamente? Non lo so. Io ho solo portato me stessa, nel bene e nel male. Forse questo. Le persone che mi leggono hanno la sensazione di leggere una persona e non un personaggio. Almeno, lo spero.
Cos’è per te una Donna Vera?
Difficile domanda, forse perché sto ancora cercando di crescere al punto da essere una Donna con D maiuscola. Penso che le donne vere siano quelle che riescono a ridere e a sorridere anche dopo una notte intera passata a piangere; quelle che si accettano per come sono a scapito di tutto quello che gli altri dicono di loro e nonostante quei famosi difetti fisici per i quali, spesso, non riusciamo a soprassedere; quelle che amano al punto da far venire voglia agli altri di amare. E quelle che riescono a sistemarsi il cavallo che scende dei collant senza farsi notare e che riescono a non smagliare le calze dopo tre secondi netti.