Anche se in tv o sui social non si fa altro che vedere gente in assembramenti, in piazza o luoghi all’aperto, non è sempre solo così. Coronavirus sindrome capanna
Ci sono tantissime altre persone che invece non hanno ancora avuto il coraggio o la voglia di uscire di casa. Il semplice fare una passeggiata in compagnia dei più cari, per coloro che sono affetti da tale sindrome, soprattutto i bambini, è una grandissima difficoltà da affrontare.
La psicologia
La psicologa Reginella, di Ancona ha riscontrato tale problema che così ha detto:
“stare chiusi in casa, completamente isolati, magari non in condizioni ottimali e per così tanto tempo, ha indebolito la gente dal punto di vista psicologico. La voglia di non uscire non sta tanto nella paura di contrarre il virus, piuttosto alla difficoltà di ritornare a vivere, e a fare le solite cose che si facevano prima di tale virus”.
La sindrome del prigioniero
Molti la chiamano così e ad esserne infetti sono soprattutto i giovani. Quindi sì è vero che si parla di movida ripresa troppo velocemente, ma non è sempre così. I ragazzi hanno perso lo stimolo nel socializzare, di stare a contatto con altre persone che non siano la loro cerchia abituale. I giovani preferiscono rimanere ancora di più incollati di fronte ad un monitor, a giocare o chattare piuttosto che uscire. Il fatto che i giovani siano più affetti da tale problema risiedere nello stare per troppo tempo chiusi con i propri genitori, per quanto si possano amare, essi aumentano considerevolmente il danno psicologico. Perché privi di libertà, orari e diversivi extra. A quanto pare è più preoccupante la situazione di coloro che non escono piuttosto che di quelli che lo fanno.
La solitudine Coronavirus sindrome capanna
La quarantena ha aumentato nel singolo individuo la sensazione di inettitudine e solitudine. Nei casi che vanno avanti per troppo tempo è consigliabile consultare una psicoterapeuta, per trovare una soluzione alla fragilità e vulnerabilità d’animo.
Alcuni rimedi Coronavirus sindrome capanna
Per prima cosa bisogna fare piccoli passi, passi graduali prima di ritornare alla vita di sempre. Ogni paura va affrontata gradualmente e solidalmente. Anche la speranza funziona bene, piuttosto che spaventare ulteriormente le persone bisognerebbe informarle bene, dando informazioni corrette e non demotivanti.
E voi? Come state? conoscete qualcuno che possa avete tale sindrome? qualora fosse così, dategli speranza… è la cosa più importante in questa situazione!
Coronavirus sindrome capanna
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