Differimento al limite dei mandati danneggia principi di democrazia
CATANIA/ Dalla Sicilia il CODACONS MEDICI protesta contro l’emendamento al decreto Milleproroghe a firma Vittoria Baldino (M5S) e Fabio Melilli (Pd) che nega l’efficacia retroattiva al limite dei mandati che la Legge di riforma delle professioni forensi (del gennaio del 2018) ha previsto sia introdotto anche per le elezioni degli Organi degli ordini delle professioni forensi e delle relative Federazioni.
Oggi a distanza di più di due anni dall’entrata in vigore della Riforma, e nella mancata attuazione del limite dei mandati, questo emendamento, laddove approvato non avrebbe altra finalità che quella di garantire agli attuali componenti degli Organi suddetti, in tutta Italia, la loro rieleggibilità per almeno altri due mandati e dunque per almeno altri otto anni e dunque di potenzialmente posticipare, di almeno dieci anni, l’attuazione del limite dei mandati.
Trattasi di un emendamento che si pone in aperto contrasto con tutte le disposizioni già vigenti per la gran parte degli Ordini professionali italiani (Avvocati, Commercialisti, Notai etc.) che prevedono il limite dei mandati, con effetto retroattivo, quale sacrosanto principio volto a garantire la democraticità delle elezioni, la più ampia partecipazione degli iscritti all’esercizio delle funzioni di governo degli Ordini, l’avvicendamento nell’accesso agli Organi di vertice e in definitiva la par condicio tra i candidati.
Di contro l’emendamento proposto tutela solo inammissibili (anche secondo la Corte costituzionale e la Suprema Corte di cassazione) rendite di posizione e consente quei fenomeni di sclerotizzazione delle composizioni rappresentative degli Organi, di protratta consecuzione dei mandati, di viscosità o remore anche inconsapevoli, potenzialmente nocivi per un corretto ed ottimale esercizio delle istituzionali e pubbliche funzioni di rappresentanza e di vigilanza di tali Organi
Si fa dunque e per quanto sopra sentito appello alle forze politiche di maggioranza (M5S, PD, IV, LeU e MAIE), probabilmente inconsapevoli artefici di tale inaccettabile ed inammissibile emendamento, ad espungerlo dal disegno di conversione del decreto c.d. Milleproroghe ovvero a denegarne l’approvazione parlamentare.