Care lettrici e lettori di SegretoDonna, è arrivato in piazza San Pietro l’albero di Natale di Andalo, il maestoso abete rosso o peccio (Picea abies) di circa 28 metri che purtroppo è stato sdradicato per essere posizionato accanto al Presepe in Piazza San Pietro. albero papa ucciso
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L’abete arriva da Andalo e proviene dalla Gestione Forestale Sostenibile del Gruppo Territoriale Pefc Trentino certificata.
Tante sono le persone indignate dal «sacrificio» di questo albero maestoso, e sono moltissimi sui social i messaggi di condanna. «Che vergogna, grido al mondo il mio dissenso, il mio dolore, la mia tristezza, il mio rammarico», ha scritto ad esempio sui social Anna Reich.
La consigliera provinciale dei Verdi Europa, Lucia Coppola, che si fa interprete del malcontento per l’albero di Natale del Papa: «Eccolo lì, bello sano imponente. Mancherà al paesaggio e a chi lo amava. Per la vanità umana di un istante che niente ha a che vedere col senso più profondo del Natale» scrive Coppola pubblicando una fotografia dell’abete prima dell’abbattimento.
«Mentre ci facciamo riguardo, giustamente, a raccogliere un fiore protetto, pare non creare alcun problema sradicare un albero patriarca, sano, di 113 anni che faceva parte di un paesaggio meraviglioso per portarlo in Piazza San Pietro per il prossimo Natale. Inevitabile chiedersi se fosse proprio necessario. Gli alberi sono parte di ecosistemi plurali in sintonia e ognuno di loro riveste un ruolo speciale, interattivo, nel suo ecosistema. È molto più che semplice bellezza. Dobbiamo loro cura e rispetto. Il senso profondo del Natale passa attraversa la cura del Creato e si rivolge ormai a cittadini consapevoli del fatto che anche le tradizioni possono trasformarsi coi tempi e aderire a pratiche meno impattanti e più ecologiche. Nel rispetto di tutte le sensibilità e senza voler colpevolizzare nessuno credo sia giusto riflettere anche alla luce di una rinnovata e diffusa sensibilità ambientale».
Il comunicato stampa del consigliere di Europa Verde al comune di Roma Nando Bonessio. «Il maestoso abete rosso di 113 anni sradicato ad Andalo, in Trentino Alto Adige, e destinato ad abbellire Piazza San Pietro è una ferita per la natura e per il Natale. Indubbiamente il Papa, sempre attento ai temi ambientali, non era informato. Ma chi ha gestito per lui la vicenda non ha compreso il danno che ha provocato a un’intera comunità. Un dolore per tutti i cittadini, che si sono visti privare di un elemento fondamentale, anche se proveniente dalla gestione forestale sostenibile certificata» scrive il presidente della commissione capitolina, sport, benessere e qualità della vita, e Guglielmo Calcerano, assessore ai lavori pubblici e patrimonio del Municipio Roma X, ed esponente di Europa Verde.
«Auspichiamo che l’amministrazione comunale capitolina e, in particolare, l’assessora all’ambiente Sabrina Alfonsi non cada nella stessa logica di voler sacrificare un albero per celebrare il Natale. Chiediamo che venga realizzata una struttura innovativa, dalla grande carica emotiva. Che dia il senso della festa e che possa essere utilizzata negli anni futuri, in modo da contenere lo spreco ed evitare di abbattere nuovamente alberature monumentali».
Sono servite ben dodici ore per tagliare il bellissimo abete: è stato tagliato e sollevato da un’autogrù della ditta Santoni di Trento, specializzata in questo tipo di interventi; sempre la stessa ditta, infatti, ha provveduto al taglio e al sollevamento degli alberi di Natale destinati a piazza Duomo di Trento, a quello di Villagnedo trasportato ad Assisi, all’albero di Rovereto e pure quello di San Michele.
L’abete di Andalo era alto 28 metri, largo 10 metri e pesava la bellezza di 80 quintali; un lavoro piuttosto complicato per gli addetti della ditta Santoni, coadiuvati dai vigili del Fuoco di Andalo e dagli uomini della Forestale, che lo hanno sollevato con la loro autogrù di 100 tonnellate di portata massima, a 25 metri di distanza per non compromettere il danneggiamento di qualche ramo.
Il costo per tutte le spese, trasporto compreso fino a Roma, si aggirerebbe intorno ai quindicimila euro.
La chioma dell’albero era larga circa dieci metri ed i rami sono stati piegati all’interno, uno per uno, così da far rientrare l’abete nella sagoma massima di 3,5 metri di larghezza del trasporto eccezionale fino a Roma. «Per riuscire in questo autentico miracolo di imbracatura – racconta il sindaco Alberto Perli – abbiamo usato oltre mille metri di cavi e ci siamo avvalsi di tutta l’esperienza degli operai comunali per evitare di spezzare qualche ramo».
E voi cosa ne pensate cari lettori? Era proprio necessaria un’operazione del genere? Sarà ora più bello il natale al Vaticano? Lasciate il vostro commento. albero papa ucciso albero papa ucciso