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Paola Fanzini: l’amore oltre la disabilità

Paola Fanzini

Una donna, tanto amore da donare e tanto coraggio. Paola Fanzini, romana, da qualche anno ha dato vita a La lampada dei desideri.

Si tratta di uno spazio tutto dedicato ai disabili, in cui però i problemi che li accomunano sembrano non avere alcun peso. Perché c’è spazio solo per i giochi, per l’allegria, per l’amore.

Noi di SegretoDonna.com le abbiamo fatto qualche domanda per conoscerla meglio.

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Paola, parlaci un po’ di te. Chi sei e quali sono le tue passioni più grandi?

Ho 60 anni e vivo a Roma. La mia è una storia difficile, dovuta a una famiglia che mi ha annullato l’infanzia e a una società che forse non mi ha mai capita abbastanza. Ma ho trovato un modo per rinascere: dedicarmi ai disabili mi ha aiutata a far nascere un sorriso sui loro volti e a cancellare la tristezza dal mio.

Le mie passioni sono: ideali di giustizia, uguaglianza, pari opportunità, cinema, teatro, ma la più grande è La lampada dei desideri e quindi vedere le persone con disabilità libere dalle barriere fisiche e psicologiche.

Quando e come hai capito che lavorare con e per i disabili era la tua strada?

È cominciato tutto da Emanuela, la mia figlia adottiva. Quando l’ho conosciuta aveva quasi un anno, era orfana di madre e ridotta in stato quasi vegetativo. Un giorno l’ho sentita piangere così forte che non ho potuto fare a meno di prenderla in braccio e stringerla, fino a sentire il suo cuore tornare a battere davvero.

Dopo qualche tempo è cominciato il lavoro con la Consulta, e così ho cominciato a prendermi cura di tutti i bisogni delle persone fragili. Nel frattempo curavo Emanuela, e quella piccola Paola che urlava di dolore in fondo al cuore.

Da un locale semidistrutto alla Magnana, grazie all’aiuto di tante persone dal cuore grande, abbiamo tirato fuori La lampada dei desideri.

Quali sono le emozioni più grandi del tuo lavoro?

Amore incondizionato, libertà, riconoscenza – la mia verso di loro – medicina. Perché io sono malata, ma grazie alla Lampada mi passa tutto.

Puoi raccontarci un’esperienza che ti ha colpita particolarmente?

Alla Lampada facciamo anche le Costellazioni familiari. Durante queste occasioni mi siedo in mezzo a un cerchio, e la costellatrice dice a chi vuole di venire da me e dirmi grazi. È stato un momento fortissimo, tutti uno alla volta ad abbracciarmi baciarmi e dirmi grazie. Valentino, un ragazzo con la sindrome di down, si è inginocchiato e mi ha baciato i piedi dicendomi grazie. Milioni e milioni di euro, di pietre preziose, sarebbero state niente in confronto a quei momenti.

Progetti futuri e sogni nel cassetto?

Fra i nostri progetti abbiamo la web radio e un audiolibro. I ragazzi hanno inventato i personaggi, i dialoghi e la storia. Pensavamo che fosse un di arrivo, e invece abbiamo capito che era solo un punto di partenza.

Per questo abbiamo pensato di creare una casa editrice gestita da persone con disabilità e aperto una campagna fondi.

Questa per noi è una rivoluzione culturale, perché è un lavoro intellettivo fatto da persone con disabilità intellettiva.

Cosa vuol dire per te essere una Donna Vera?

Essere una Donna Vera è: amarsi, non farsi calpestare da niente e da nessuno, ma neanche calpestare. Io amo essere donna e amo tutte le donne che ce l’hanno fatta, in qualsiasi modo, campo, ceto sociale, culturale. Amo le donne che non ce la fanno, sono al loro fianco lotto con e per loro!

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Continuate a seguirci su SegretoDonna.com e raccontateci le vostre storie.

 

 

 

 

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