Care amiche e amici di SegretoDonna, diventa sempre più pericoloso l’atteggiamento contro coloro i quali manifestano anche solo qualche dubbio al pensiero unico dominante. Dal Covid all’Ucraina, ormai è impossibile pensare contro la narrazione a senso unico che si viene subito tacciati di essere ignoranti, negazionisti, complottisti, scemi, idioti e chi più ne ha più ne metta. Questa volta la vittima è Toni Capuozzo, a cui vogliono addirittura togliere un premio giornalistico dopo essere stato investito da una valanga di insulti. La colpa? Aver ragionato sulle diverse incongruenze nei documenti disponibili sulla strage di Bucha durante la puntata di Quarta Repubblica come potette trovare sul nostro precedente articolo. toni capuozzo attaccato
Ma cosa ha detto Capuozzo? «Guai a non porsi delle domande. Il risultato non cambia, cioè l’orrore, ma quello che non mi convince è la sequenza dei tempi. Mi faccio qualche domanda e voglio ricostruire quello che è accaduto. Il 30 marzo i russi si sono ritirati da Bucha. Il 31 marzo il sindaco di Bucha rilascia un’intervista davanti al municipio, soddisfatto, in cui esprime la propria soddisfazione per il fatto che i russi hanno finalmente abbandonato il paese. Il primo di aprile c’è un’altra intervista e nessuno fa menzione dei morti in strada. Poi il 2 aprile spunta fuori un filmato della polizia ucraina che mostra le devastazioni della guerra a Bucha, ma mostra soltanto un cadavere». toni capuozzo attaccato
Ricostruisce ancora Capuozzo: «Il 3, invece, iniziano a circolare le immagini di tutti i morti che abbiamo visto. Da dove sono saltati fuori tutti questi corpi? Possibile che dopo 4 giorni nessuno ha messo una coperta su questi cadaveri?”. Tra le perplessità del giornalista c’è un altro aspetto che il da rimarcare: “Mi spiace essere crudo, ma quando tu uccidi una persona con un colpo alla tempia, fin quando il cuore continua a battere è una pozza di sangue. Ne avete viste vicino a questi corpi? Io li ho visti come sono i cadaveri dopo qualche giorno. Queste vittime sono in strada da tre settimane? Non sarebbero in quelle condizioni!».
Borgonovo su La Verità, così ha commentato il caso Capuozzo: «chi tenta di scavare evitando la superficialità è guardato con grande sospetto. E rischia di vedersi appiccicata la più odiosa delle etichette: quella di negazionista, appunto».
Oggi accade con Bucha, fino a qualche mese fa accadeva con il Covid e poi domani? Scrive ancora Borgonovo: «Chi scendeva in piazza a manifestare contro la gestione governativa della pandemia veniva etichettato come negazionista del virus. Il fatto è che le verità ufficiali sono spesso molto problematiche, perché ovviamente è il potere a fissarne i confini. E il potere, quasi sempre, utilizza come criterio non ‘il vero’ bensì ‘l’utile’. Nel caso del Covid è da subito diventato evidente l’uso politico della scienza: esisteva una narrazione approvata dall’alto che non poteva essere messa in dubbio. Bollando i critici della gestione governativa come «negazionisti» li si screditava, li si gettava fuori dal consesso dei cittadini rispettabili». toni capuozzo attaccato