Il 18 maggio ha segnato un importante traguardo nella lotta al Coronavirus: contagi e morti diminuiscono e si riaprono la maggior parte delle attività. Si inizia a respirare un po’ di normalità dopo più di due mesi di lockdown che ci ha costretti a rimanere a casa.
A soffrire di più per questa “reclusione” forzata in casa sono stati giovani ed adolescenti, che hanno dovuto dire addio alle uscite con gli amici, alle passeggiate in centro, alle cene fuori e ai tanto amati happy hours.Coronavirus giovani movida ripresa
Quando il Premier Giuseppe Conte ha annunciato il “liberi tutti”, i giovani non ci hanno pensato due volte ad uscire e ad affollare bar e locali della loro città. Riprendendo quella movida che sono stati costretti ad interrompere.
Immediatamente è scoppiata la polemica per questo loro tornare alla normalità: hanno ricreato assembramenti nei locali e in molti erano sprovvisti di mascherina. Insomma, si è temuto che questo loro comportamento poco responsabile avrebbe pregiudicato gli sforzi sul contenimento del Coronavirus portati avanti nei mesi di lockdown.
La risposta dei giovaniCoronavirus giovani movida ripresa
I giovani della movida non hanno accettato le parole di chi si è scagliato contro di loro e, alcuni di loro, hanno deciso di giustificare questo loro comportamento considerato quasi scellerato e menefreghista.
Giustificano le loro azioni facendo riferimento al fatto che il virus colpisce solo i più anziani, non i giovani, quindi non ci sarebbe alcun rischio per loro:
“Anzitutto la mia età, il virus colpisce i più anziani. Poi il fatto che fossi con persone che conoscevo e che sapevo avevano passato la quarantena in casa senza contatti con altre persone. E infine il fatto che i miei genitori vivono a Cagliari, qui non ho parenti, non rischio di diventare un veicolo di contagio”, ha detto al Corriere della Sera Paolo, 21 anni, studente di Scienze politiche a Bologna.
Qualcun altro giustifica l’assenza della mascherina perchè “volevamo fare bella figura” e meglio vedersi fuori che non organizzare feste in casa dove nessuno controlla:
“E comunque non è nemmeno l’aperitivo la cosa più grave. Molti miei coetanei stanno organizzando feste di compleanno a casa loro in cui invitano una dozzina di amici: lo vedo dalle loro stories su Instagram. Quelli non li controlla nessuno”, confessa Riccardo, diciassette anni, studente del liceo Mameli di Roma.
Ma dello stesso parere degli adolescenti anche gli studenti universitari. Anche loro si sono visti privati della possibilità di rivedere amici e colleghi tra aule studio e biblioteche e adesso vogliono recuperare il tempo perduto:
“Per settimane ci è stato imposto un distanziamento sociale che non era quello del metro al supermercato, ma delle relazioni umane. È stato difficile per tutti. Uno studente ha a che fare quotidianamente con i coetanei, dentro la biblioteca, nel bar dell’ateneo, in biblioteca, in mensa o in cortile. Ci sta che adesso abbia voglia di recuperare quella dimensione”, ha affermato Edoardo presidente degli studenti dell’Università di Trento.
È vero, i più colpiti sono gli anziani, ma i giovani dovrebbero ricordare che non sono immuni e che il virus colpisce anche loro oltre che i genitori “anziani” con i quali vivono. Continuate a seguirci su SegretoDonna.