La vita di Alessia Piras è stata arricchita dall’arrivo della piccola Zoe, ma ancor prima è stata stravolta dall’arrivo di un’altra bambina: la figlia del suo attuale compagno e futuro marito.
Vivere in una famiglia allargata non è affatto semplice e non è semplice relazionarsi con le piccole creature che vedono stravolta la loro vita. Alessia è riuscita ad affrontare tutto questo con l’aiuto del suo compagno ed ha anche aiutato altre donne ad uscire da questa difficile situazione.
Ma Alessia non è solo questo, è anche passione per la scrittura e per la vita social. Noi di SegretoDonna abbiamo fatto due chiacchiere con Alessia per conoscere meglio la sua vita e le sue passioni.Alessia Piras
Ciao Alessia, parlaci un po’ di te Alessia Piras
Ciao! Mi chiamo Alessia Piras e ho 22 anni, ho origini sarde ma sono cresciuta a Vercelli, anche se ormai sono stata adottata da 2 anni dalla magnifica Vico Equense, città in cui vivo e che amo! 9 mesi fa sono diventata mamma di Zoe e tra 5 mesi diventerò moglie di Ciro, il mio compagno da quasi 5 anni ormai. Nella vita ho scelto di scrivere e dedicarmi a Zoe almeno fino a quando non sarò pronta a separarmi da lei. E per il momento ci va bene così.
La tua vita è stata arricchita dall’arrivo della piccola Zoe, cos’è cambiato dopo il suo arrivo?
Tutto e niente. È cambiato il mio modo di vedere le cose e il motivo per cui le faccio. Se prima la mattina mi alzavo pensando alla mia colazione, oggi mi alzo pensando alla colazione di Zoe (e poi anche alla mia, ovviamente!). Prima pensavo allo shopping per me, ora penso prima a quello che serve a lei. Se prima ero il centro del mio mondo, ora mi sono fatta un po’ più in là e ho dato spazio a chi per me conta di più. Ma questo non ha cambiato niente, non mi sono messa da parte. A volte sentendo parlare le altre mamme sembra sempre che ci si debba per forza annullare una volta avuto un figlio. In realtà per me non è così, curo me stessa, la mia casa, i miei hobby e riesco a trovare il tempo per fare tutto quello che facevo prima. E tutto questo completamente da sola, senza l’aiuto di nessuno, nemmeno dei nonni che purtroppo sono molto lontani. Siamo solo io e lei. Ciro fa il pasticcere ed è impegnato con il lavoro tutta la giornata, quindi quando dico che siamo sole, intendo proprio sole. Sembra assurdo ma è così. Sento che la mia vita sia la stessa di prima. Solite routine, solo con una piccola peste e tanto tanto amore in più da dare e ricevere. Ovviamente bisogna trovare il modo di organizzarsi le giornate, di incastrare tutto. E bisogna avere un bimbo che te lo permetta, perché non tutti i bambini sono uguali e ti concedono il lusso di organizzarti la vita. Ma se si vuole il tempo lo si trova per tutto, anche con un bambino.Alessia Piras
Hai aperto un blog che si chiama proprio “La mia vita con Zoe”, com’è nata l’idea e di cosa parli quando scrivi?
L’idea è nata dal mio bisogno di esprimermi con qualcuno che non fossi io. Negli anni la mia unica valvola di sfogo è stata la scrittura che spesso mi ha aiutata tantissimo. Ho creato e chiuso mille blog prima di questo, perché appunto sentivo l’esigenza di scrivere. Quando ho visto che la mia vita interessava a molte persone ho deciso di aprire definitivamente questo blog, in modo da dare un senso a ciò che stavo facendo. Unire la mia passione per la scrittura, le mie esigenze, alla richiesta di chi era interessato a me di potermi leggere e conoscere davvero. Infatti ‘La mia vita con Zoe’ è praticamente un mio diario personale. Racconto di me, delle mie emozioni, delle mie esperienze, di qualunque cosa mi scaturisca delle sensazioni, positive o negative che siano. Non parlo solo di maternità e di mia figlia, non mi piace vedermi “solo” come una mamma. Mi piace che chi mi legge conosca me come persona, come donna, prima che come madre. Per questo piaccio a chi mi segue. Riscontro che molte persone si rivedono in quello che scrivo, in quello che provo, nell’Alessia vera al 100% senza filtri e senza inganni. Ad oggi credo che comunque vada il mio blog sia la cosa che mi fa stare meglio a livello emotivo. E che piaccia o non piaccia, sarà un mio compagno fisso in questo percorso.
Sei una mamma giovane in un tempo in cui si hanno sempre meno figli a causa del lavoro e delle difficoltà economiche. Tu come sei riuscita a trovare da giovanissima la forza e il coraggio di avere una famiglia tutta tua?
Credo che a volte nella vita vada acceso il cuore qualche secondo prima del cervello quando si prende una decisione. Io ho seguito il mio cuore, e lui mi urlava “Zoe”. Da quando ho conosciuto Ciro, dal primo istante, ho capito che lui sarebbe stato qualcosa in più di un fidanzato. Ho capito che lui era la mia casa ovunque fossimo. Noi abbiamo una grande differenza di età, 10 anni. Questo ha fatto si che i pregiudizi nei nostri confronti fossero davvero tanti all’inizio della nostra storia. Io ero piccolissima, lui era un uomo con una figlia. Io vivevo al nord, lui al sud, a 900km di distanza. Avevamo due mondi e due strade completamente opposte. Eppure ci amavamo, come matti, ed abbiamo voluto dimostrarlo subito a tutti quelli che non credevano in noi. Abbiamo iniziato a costruire la nostra famiglia 8 mesi dopo l’inizio della nostra relazione andando a convivere a Milano e prendendo un cane, il nostro Jake, e un anno dopo è arrivato il secondo peloso, Leo. Per me eravamo già una famiglia così, anche se c’erano due code invece di due bimbi. Ma il nostro sogno era troppo grande, infatti dopo 4 anni al suo fianco, è arrivata la nostra adorata Zoe a completarci. Ora siamo in 5 sotto un tetto e non esiste problema che non si possa risolvere quando si è una squadra unita. Alla fine la forza si trova se c’è il desiderio e la volontà. Credo poco negli ostacoli, io li ho sempre superati tutti, vuoi per la mia testa dura, vuoi per il mio coraggio. Comunque li ho sempre superati. L’amore va oltre a tutto, e io ci credo davvero.
Che cosa ti sentiresti di dire a chi non riesce ancora a compiere questo passo importante?
Ci vuole coraggio, ad oggi sopratutto, ci vuole sacrificio, ci vuole pazienza, inutile negarlo. Ma i bambini ti ripagano di tutto, i figli restituiscono la vita intera. Deve essere una decisione presa coscienziosamente, ovviamente. Non sono del parere “fate figli tanto in qualche modo campano” perché non è così. Sono del parere che se ci sono le basi si può costruire tutto ciò che si desidera anche con un figlio. Non è vero che ci tagliano le ali, ci tolgono le forze e ci accorciano la vita. Un figlio regala tante nuove prospettive e occasioni, basta solo saperle cogliere.
Prima dell’arrivo di Zoe c’è stato un episodio che ha un po’ stravolto la tua vita: l’arrivo di un’altra bambina, la figlia del tuo futuro marito nata da una sua precedente relazione. Come hai vissuto questo improvviso cambiamento?
Diciamo che è stata una mia scelta quella di intraprendere questo cammino con Ciro accanto, quindi di conseguenza ho scelto di mettermi in spalla anche il bagaglio che portava con se. Lui ovviamente mi ha parlato subito di Irene, sua figlia, quando ci siamo conosciuti. Ovviamente non sono stata io il motivo della sua separazione dalla mamma della bambina, erano già separati prima di me, ci tengo a precisarlo. Non è stato facile per me, questo è ovvio, soprattutto perché ero giovanissima e ho sentito tutto il peso di ciò che stavo facendo entrare nella mia vita. Me l’ha stravolta sicuramente, era una cosa più grande di me, una bambina di 5 anni che entrava a far parte della mia vita in un periodo in cui io andavo ancora a scuola, dovevo prendere la maturità e non ero pronta a una cosa così enorme. Eppure sapevo che dovevo dargli il giusto supporto per far sì che questo non intralciasse con la nostra relazione, perché un figlio non è mai un “peso” e per me non poteva esserlo, io lo amavo e di conseguenza non avrei mai potuto non amare anche una parte di lui così bella e preziosa. Mi ha cambiato il modo di vedere la vita, il modo di amare e la mia idea di amore, ho dovuto fare spazio a due persone, quando il mio cuore era a malapena pronto ad accoglierne una. Eppure l’ho fatto e ad oggi sento che non avrei potuto fare scelta migliore di questa.
Tu eri per la bambina un’estranea, come ha reagito verso di te le prime volte? Hai avuto difficoltà ad approcciarti a lei e a creare un legame?
È stato surreale. Ci sono state alcune complicanze e alcuni problemi inizialmente che hanno fatto si che io conoscessi Irene, quando aveva ormai 7 anni, io avevo una paura tremenda della sua reazione, avevo paura di non piacerle, di vedere un muro tra lei e me, invece è stato l’opposto. La prima volta che ci siamo viste è stato come se io e lei ci conoscessimo da sempre, ha passato quasi tutto il giorno legata a me e porto di quella giornata in giro per Perugia uno dei ricordi più belli in assoluto, nonostante non dormissi da due giorni ed ero fisicamente a pezzi, lei ha fatto sparire le mie angosce in un secondo e ha fatto spuntare il sole. Non ho mai avuto problemi con lei, abbiamo creato da subito un rapporto stupendo di complicità, giochi, risate e le voglio un bene indescrivibile. Non è mia figlia, non lo sarà mai, ha due genitori che la amano e io non voglio sostituirmi a nessuno, non ci riuscirei mai e non sarebbe giusto, questo è chiaro a tutti, ma Irene è la sorella maggiore di Zoe (una fantastica sorella maggiore se vogliamo essere precisi), e si è presa una parte di me dal giorno in cui ci siamo conosciute, non c’è niente che potrà mai cambiare quello che oggi sento nei suoi confronti. Spero con tutto il mio cuore che tra 5 mesi la vedrò camminare verso l’altare tenendo la mano a Zoe per portarci le fedi. Quello per me, per Noi, sarebbe il coronamento di un percorso, il bel finale che ogni storia merita.
La tua è a tutti gli effetti una famiglia allargata, come vivi questa cosa? Ti sei mai sentita il terzo incomodo della situazione?Alessia Piras
Si, spesso, soprattutto all’inizio e credo che sia anche normale. Non è facile essere in queste situazioni, sentirsi il terzo incomodo, perché alla fine siamo noi quelli che attutiscono i colpi di chi è la parte centrale della guerra silenziosa che crea un figlio conteso. Ogni separazione all’inizio fa nascere delle lotte, perché mettere d’accordo due o più teste adulte piene di rabbia e rancore non è mai una passeggiata. E noi “esterni” siamo quelli che cercano di attutire i danni, o almeno nel mio caso è stato così. Ho passato 4 anni a curare le ferite del mio compagno, a dargli sollievo, a cercare di dargli la forza e la motivazione per arrivare a quello che oggi sembra finalmente essere arrivato: la pace. Sembra una cosa che possono fare tutti, ma quando ti trovi a 20 anni con in mano le carte del tribunale, ti senti tremare il terreno sotto i piedi. Io non avevo nessuno al mio fianco, nessuno chiedeva a me come stavo, cosa provavo, come mi sentivo, tutti pensavano che io non essendo “il genitore in causa” non contassi niente, non provassi dei sentimenti contrastanti e non vivessi il supplizio di quel periodo. Di noi “terzi incomodo” nessuno si preoccupa. Nel mio caso forse è andata così proprio perché io sono stata in silenzio, ho tirato su la testa e ho fatto finta che fosse tutto leggero, per non far ricadere la mia sofferenza anche su Ciro, che aveva già il suo bel carico da sopportare. E così, insieme, dandoci a vicenda la carica necessaria, ne siamo usciti. Nessuno ne esce illeso da queste situazioni, nessuno le vive bene, ma non è da tutti uscirne, ed io con lui sono orgogliosa di avercela fatta, anche sopportando di essere messa da parte.
Ci sono tante persone nella tua stessa situazione che non riescono a trovare un punto d’incontro. Ti è stato anche chiesto aiuto da qualcuno per risolvere situazioni simili alla tua. Come credi che debba essere affrontato l’arrivo di una figlia non tua?
Ho ascoltato storie di persone che sono state peggio di me, di bambini portati via, di famiglie distrutte. Ho ascoltato e mi sono accorta che c’era un filo che collegava tutte le storie: il rancore. Non sono la persona migliore a dispensare consigli in merito a questo, ho portato tanto rancore anche io nei primi anni, spesso mi sono fatta guidare dalla rabbia e dall’istinto e ho sbagliato. Abbiamo sbagliato tutti. Eppure se c’è un consiglio che voglio dare è indirizzato alle persone che come me vivono queste situazioni da “terza persona”; non caricate i vostri compagni di paranoie, storielle, fissazioni, non abbandonateli ai loro problemi, anche se sono loro a chiedervi di lasciarli stare. Siate come invisibili ma presenti, sosteneteli, dategli coraggio, perché non è mai bello dover lottare per un figlio, da nessuna delle due parti. Siate al loro fianco, magari non vi ringrazieranno a parole, ma sapranno dimostrarvi quanto valore ha il vostro sostegno, ve lo assicuro. Poi una parola vorrei spenderla anche per chi invece vive queste situazioni sulla propria pelle, con i propri figli: non date tutto per scontato, che nulla è dovuto. Se avete qualcuno che vi sostiene, probabilmente sta vivendo un dolore grande quanto il vostro ma non ve lo dice, abbiate cura di loro e loro avranno cura di voi, siete una squadra, non dimenticatelo mai.
Siamo in un’epoca in cui Internet regna sovrano, qual è il tuo rapporto con i social?
I social sono parte integrante della mia vita, io condivido quasi tutta la mia giornata tramite il mio account Instagram, sono a contatto con molte persone quotidianamente e mi piace scambiare idee, racconti personali, ascoltare storie, dare e ricevere consigli. Siamo in un epoca in cui internet ha preso uno spazio enorme nelle nostre vite ed io non lo trovo poi così sbagliato, il progresso è quasi sempre un bene a mio avviso. Trovo che se si coglie questa come un’occasione per condividere del bello, del positivo, delle informazioni o anche farne un passatempo, non ci sia nulla di male. Il problema sta nel saper bilanciare vita reale ed i social, che per quanto ormai camminino a braccetto, sono due cose separate e distinte. Io spesso mi prendo dei momenti per me in cui stacco, perché devo vivermi anche la quotidianità nelle cose semplici. Eppure non riesco a farne una colpa ad internet se il cellulare è diventato come un prolungamento del corpo, siamo in continua evoluzione ed i social sono parte di questo, se si sceglie di vivere una vita piatta e fare dei social la propria esistenza non è colpa di internet ma di chi gli da priorità assoluta. Se una persona sa bilanciare, scegliere ed utilizzare internet nel modo corretto, io sono totalmente a favore.Alessia Piras
Oggi tutti vogliono essere influencer credendo che si possano fare soldi facili, qual è il tuo punto di vista a riguardo?
Tocchi un tasto dolente. Purtroppo è una convinzione che ormai è di tutti, peccato che non sia così. Ricevo decine di messaggi in cui mi dicono “voglio fare quello che fai tu”, ma non è una cosa alla portata di tutti. Ci vuole impegno, dedizione e fortuna, come per tutte le cose. Se ci fate caso su centinaia di migliaia di aspiranti influencer saranno 50 quelle che poi ce la fanno davvero. Bisogna essere portati, essere originali e non la copia della copia della copia di qualche influencer popolare, avere il giusto modo di approcciare con le persone e soprattutto, essere se stessi senza costruirsi un personaggio. Io ho iniziato così, essendo sempre me stessa, nel bene e nel male, parlando a chi mi segue in pigiama, struccata e con gli occhi ancora addormentati. Sono sempre stata vera, non mi sono mai nascosta dietro all’apparenza e sono sempre stata onesta e sincera anche a costo di beccarmi gli insulti (e quanti ne arrivano, anche senza motivo). Spesso mi dicono “voglio fare quello che fai tu”, ma non si rendono conto che quello che faccio io, lo faccio già io. Io ho iniziato dicendo “voglio fare qualcosa di mio, a modo mio” ed eccomi qui.
Se ti chiedessi qual è il tuo più grande sogno nel cassetto?
In realtà ora come ora ho realizzato tutti i miei sogni più imminenti, mi sento realizzata, soddisfatta e ho la mia vita in pugno. Ho avuto la mia bambina, ho la mia casa, la mia famiglia e presto sarò anche moglie, ho i miei hobby, il mio blog e le mie passioni. In questo momento non potrei chiedere di più. Forse spero che un giorno il mio blog diventi qualcosa di più, qualcosa su cui poter fare progetti più grandi, che la mia dedizione alla scrittura mi porti qualcosa di molto grande, questo sì, ma spero che anche questo sogno esca presto dal cassetto.
Chiudiamo la nostra intervista sempre con una domanda: cosa vuol dire per te essere una donna vera?
Forse questa è la domanda più difficile. Credo che le storielle sull’essere mamma, moglie ecc.. le abbiano già raccontate tutti. Forse dal mio punto di vista essere una donna vera significa svegliarsi al mattino ed essere orgogliosa dell’immagine riflessa allo specchio, non fossilizzarsi sul pensiero degli altri, non sentirsi inferiori a stereotipi che vengono imposti. Forse essere donna è anche mettere da parte tutto il contorno per potersi apprezzare, se tutte riuscissimo a vedere il meglio di noi stesse invece di stare a rimuginare sempre sul peggio, saremmo tutte donne migliori. Ecco, per me essere donna è paragonabile alle stelle: non mostrarci mai simili a chi gli altri vorrebbero che fossimo, ma brillare sempre di luce propria.Alessia Piras
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